Il comportamento umano nelle culture organizzative: due esperienze per riflettere

L’essere umano è parte di un sistema che ne influenza il modo di pensare e di agire. Per questa ragione, per comprendere il comportamento è importante restare in ascolto di ciò che accade attorno, cogliendo i significati condivisi dai membri dell’organizzazione.

TROPPA SICUREZZA

“In questa azienda c’è troppa sicurezza…” Un’affermazione del genere mi è stata fatta, più volte, da dei lavoratori di un’azienda di produzione industriale in cui stavo conducendo un corso di aggiornamento B.B.S. (Behaviour Based Safety) o Sicurezza Comportamentale che dir si voglia. Confesso la mia sorpresa al momento anche perché, sempre le stesse persone, si lamentavano dei rischi presenti nella lavorazione dei manufatti a causa della presenza di lame da taglio e delle alte temperature della materia prima, necessaria per produrre i prodotti finiti. Quando, ovviamente, ho poi cercato di comprendere meglio cosa intendessero dire, ecco che si è svelato l’arcano. Non si trattava di un eccesso di sicurezza (sebbene la sicurezza non sia mai troppa), ma più chiaramente di un mancato processo di comunicazione. Infatti, i macchinari, alcuni con un po’ di anni alle spalle, erano stati aggiornati alle più recenti disposizioni con la corretta aggiunta di protezioni e vincoli di accesso. Tutte queste modifiche, però, ad ascoltare gli operai, rendevano più difficoltosa la gestione del materiale ed aumentavano, paradossalmente, le occasioni di incidente.

Naturalmente le protezioni hanno uno scopo ben preciso: inibire l’accesso alla materia prima calda e alle lame. In quello specifico contesto, però, le protezioni di sicurezza venivano considerate un impedimento piuttosto che una salvaguardia, semplicemente perché erano state studiate a tavolino e progettate “ai piani alti” senza un diretto coinvolgimento dei diretti interessati.

Di conseguenza non erano state né condivise nella progettazione con chi ci avrebbe dovuto lavorare in seguito, né erano state ben presentate (almeno secondo loro) agli operatori stessi.

IN TRE MESI LO EDUCHIAMO NOI

Qualche anno fa per conto di una multinazionale italiana dell’edilizia stavo svolgendo delle giornate di formazione in tutta la penisola rivolte al personale operativo degli stabilimenti produttivi. In una città si è svolto un episodio particolare. Ero arrivato il pomeriggio precedente con un responsabile che mi affiancava nelle docenze e la sera. Andando a cena,  ci siamo accorti con sorpresa che tutti i conducenti e passeggeri delle moto non indossavano il casco e che pochissimi nelle auto avevano la cintura allacciata. La mattina successiva in aula, ancora colpito da quanto avevo visto, ho subito colto l’occasione per sottolineare quei comportamenti scorretti (per fortuna, proprio in stabilimento, avevo visto arrivare un collega in auto con la cintura allacciata).

La reazione dell’uditorio è stata del tutto inaspettata…

Dopo uno scoppio di risate, uno dei presenti un po’ più spavaldo dice ad alta voce: “non si preoccupi, quello lì in tre mesi lo educhiamo noi”.

A quel punto ho perso la pazienza e, senza mezzi termini li ho apostrofati sulla loro scarsa attenzione alla sicurezza e su come certi comportamenti generalizzati inficiassero gli sforzi aziendali per ridurre gli incidenti e trasmettessero, all’esterno una pessima immagine aziendale.

Ricordo che dissi chiaramente: “Inutile che vi offendiate se qualcuno teme le vostre emissioni dai camini o se crede che le lavorazioni non avvengano correttamente se voi, per primi, non date il buon esempio dentro e fuori di qui”

Purtroppo le prime reazioni furono le più classiche: “Ma qui si è sempre fatto così…”, “E cosa sarà mai non mettersi il casco…”

 

Questi episodi ci richiamano ancora una volta a constatare come il contesto locale e culturale e le pratiche organizzative abbiano un peso notevole sui comportamenti personali. La comprensione dei comportamenti e delle credenze dei lavoratori hanno spesso bisogno di essere contestualizzate. Senza scendere in ulteriori dettagli mi preme sottolineare come la sicurezza e il concetto di lavoro in sicurezza spesso paghino il pegno della mancata comunicazione interpersonale efficace. Ed è qui che le Non Technical Skill dimostrano la loro importanza fondamentale. Ci si dimentica troppo spesso che una corretta interazione a due vie (management e prima linea) ha la sua fase propedeutica che è quella dell’ascolto è che è fondamentale proprio per definire, a priori, le regole di approccio e di diffusione dei messaggi con continue verifiche sulla comprensione dello stesso, altrimenti anche una buona pratica può trasformarsi, se non ben compresa, in un pericoloso autogol.

Riccardo Parigi, comunicatore Ambientale in ambito industriale

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